Nuovo allarme, torna a colpire l’aviaria: registrato già il primo caso tra gli esseri umani. Riporta l’ultimo ceppo individuato.
L’aviaria torna a far parlare di sé. Ha colpito già gli esseri umani ed è stato individuato il primo caso con un nuovo ceppo. Si tratta di un anziano attualmente ricoverato perché affetto dalla variante H5n5. Il paziente già presentava malattie pregresse e l’infezione legata all’aviaria appartiene a un ceppo diverso rispetto a quello riscontrato nei precedenti casi.
Il virologo Fabrizio Pregliasco si è espresso riguardo questa nuova variante della malattia: l’H5n5 era già apparso nel 2020 in alcuni animali, tuttavia questo è il primo caso di contagio di un essere umano. Potrebbe trattarsi di un principio di diffusione in tutto il mondo.
La preoccupazione del virologo è palese: dai bovini, il ceppo H5n5 può essere contagioso per gli umani. Potremmo trovarci davanti a un primo di altri infiniti casi di contagio. Attualmente il paziente anziano, ricoverato nello Stato di Washington, è sotto osservazione.
Questa vicenda porta comunque con sé un lato positivo: ci dimostra quanto sia possibile in poco tempo individuare nuove varianti dei virus, con conseguente adozione rapida della cura necessaria e del giusto monitoraggio.
Il fatto che la persona colpita dal virus dell’aviaria sia statunitense, non rende l’Italia esente da preoccupazioni: è allerta già negli allevamenti lombardi, a causa di nuovi focolai in provincia di Cremona. Diverse aree sono state messe sotto sorveglianza.
Lo spettro dell’influenza aviaria sembra non volere lasciarci in pace: gli allevamenti italiani vengono minacciati in maniera sempre più pesante. A lanciare l’allarme è stato il direttore del Dipartimento Veterinario di Ats Valpadana, Vincenzo Traldi.
Ad oggi, sappiamo che il focolaio più vicino è stato individuato nella zona di Crema, comune di Casale Cremasco Vidolasco. Lo scorso 27 ottobre un allevamento è stato dichiarato positivo al virus: ne ha conseguito l’abbattimento di 55 mila tacchini.
Il 4 novembre è stato dichiarato estinto il focolaio, tuttavia non mancano le misure di contenimento nell’area: è stata estesa la zona di protezione fino a 3 km di distanza, fino al 26 novembre, nonché la zona di sorveglianza fino a 10 km di distanza, fino al 5 dicembre.
Ancora, l’Italia ha visto l’insorgere della malattia in tempi più recenti anche all’interno di un allevamento di fagiani in provincia di Lodi, al confine con Cremona, estinto nei primi giorni di novembre; a Seniga, nel Bresciano; in provincia di Mantova, nel comune di Guidizzolo, dove ha colpito un altro allevamento di tacchini. Anche la fauna selvatica non è esente dall’attacco del virus: nel comune di Goito, è stato trovato positivo un cigno. Ora si attendono i risultati degli esami condotti su altri esemplari trovati morti nell’area mantovana.
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