L’ansia è un fenomeno che di solito colleghiamo ai pensieri, allo stress o agli squilibri chimici del cervello. Per anni la spiegazione è stata tutta neurologica: qualcosa nei neurotrasmettitori non funziona e il risultato è un aumento della tensione, della preoccupazione o dell’irrequietezza.

Una nuova ricerca del University of Utah Health, però, ha mostrato qualcosa di molto più sorprendente. All’interno del cervello esistono due gruppi distinti di cellule immunitarie, le microglia, che non si limitano a “ripulire” e proteggere i tessuti nervosi, ma influenzano direttamente l’ansia. Alcune di queste cellule la amplificano, altre la frenano.
Questa scoperta cambia significativamente la prospettiva, perché porta la discussione sull’ansia fuori dal territorio esclusivo dei neuroni e la sposta all’incrocio tra sistema nervoso e sistema immunitario. È un passo importante perché consente di vedere l’ansia come un fenomeno più complesso e modulabile, influenzato anche dallo stile di vita, dall’alimentazione, dal movimento e dalla capacità del corpo di gestire l’infiammazione. In un periodo come quello autunnale, in cui la riduzione della luce, il freddo e i cambiamenti di abitudine rendono molte persone più vulnerabili, avere elementi nuovi su cui intervenire può fare una grande differenza.
Una nuova prospettiva: il “freno” e l’“acceleratore” cerebrali
Lo studio ha individuato due tipi di microglia: le cellule Hoxb8 e quelle non-Hoxb8. Le prime svolgono una funzione protettiva, attenuando i meccanismi cerebrali legati all’ansia. Le seconde, al contrario, la intensificano. È come se il cervello avesse un pedale dell’acceleratore e uno del freno, entrambi all’interno del sistema immunitario cerebrale.
I ricercatori hanno osservato che quando prevalgono le cellule “acceleratrici”, l’ansia aumenta e compaiono comportamenti simili a quelli ossessivo-compulsivi. Quando invece le due popolazioni sono in equilibrio, la risposta emotiva rimane stabile. Il fatto che una parte dell’ansia sia regolata da cellule immunitarie cerebrali e non solo da circuiti neuronali puri è un’illuminazione scientifica importante, perché permette di legare l’ansia a processi infiammatori, livelli di stress ossidativo, qualità del sonno e persino alla salute intestinale.
Questa nuova visione porta a riconsiderare anche ciò che percepiamo nella nostra vita quotidiana. Ci sono momenti in cui ci sentiamo inspiegabilmente più agitati, vulnerabili o tesi: non sempre è “stress mentale”, spesso è il corpo che invia segnali attraverso il suo sistema immunitario. Le microglia rispondono alla qualità dell’alimentazione, alla quantità di movimento, alla presenza di infiammazione cronica, alla mancanza di sonno e ai ritmi circadiani alterati. È un linguaggio complesso, ma coerente: il cervello non è un organo isolato, è profondamente integrato con il resto del corpo.
Cosa puoi fare oggi: alimentazione, movimento e ritmo biologico
Se la microglia può modulare l’ansia, allora influenzare positivamente queste cellule diventa un obiettivo concreto, accessibile e quotidiano. L’alimentazione è uno dei primi fattori in grado di farlo. Un consumo regolare di alimenti ricchi di omega-3, antiossidanti, vitamina D, vitamina B12 e folati contribuisce a ridurre l’infiammazione e a migliorare la comunicazione tra cervello e sistema immunitario. È la stessa ragione per cui le diete molto ricche di zuccheri semplici o cibi ultraprocessati tendono a peggiorare la tensione emotiva: aumentano lo stato infiammatorio e alterano il microbiota intestinale, influenzando quindi indirettamente anche le cellule immunitarie cerebrali.
L’attività fisica svolge un ruolo altrettanto importante. Muoversi aumenta la produzione di serotonina e di endorfine, ma stimola anche la microglia “freno”, quella che modula l’ansia e favorisce la stabilità emotiva. L’esercizio regolare supporta inoltre la neurogenesi, migliora la qualità del sonno e riduce il cortisolo, l’ormone dello stress. Non è necessario un allenamento intenso: anche camminare a buon ritmo, fare stretching profondo, dedicarsi a esercizi di respirazione o a un’attività aerobica moderata può produrre effetti benefici.
Il ritmo biologico, infine, è una componente essenziale di questo equilibrio. Le microglia rispondono ai cicli luce-buio, al regolarità del sonno e alla capacità del corpo di mantenere una routine stabile. Addormentarsi alla stessa ora, evitare schermi troppo luminosi in serata, esporsi alla luce naturale appena svegli e concedere al corpo periodi regolari di recupero sono azioni semplici ma potentissime. Il cervello, quando riceve segnali chiari sul momento del giorno, attiva meglio le sue funzioni regolatorie, comprese quelle che tengono a bada l’ansia.
Comprendere che il sistema immunitario cerebrale svolge un ruolo attivo nella gestione dell’ansia non serve solo a fare chiarezza scientifica, ma a offrire strumenti concreti. Non possiamo controllare tutto ciò che accade nella nostra mente, ma possiamo influenzare il contesto in cui il cervello lavora. Ogni scelta, dal cibo al movimento, dal sonno alla respirazione, diventa un messaggio rivolto alle nostre cellule cerebrali. La microglia risponde, si adatta e coopera. E noi possiamo aiutarla a farlo nel modo migliore possibile, trasformando il benessere quotidiano in un alleato stabile per la mente e per il corpo.
Fonte: Science Daily





